lunedì 11 giugno 2007

-9 bis-LO ZEN E IL PROBLEMA DEI PESI SUPERFLUI


Quando Quentin Tarantino ha visto le foto del mignolo piagato di Giorgio alla fine della quinta tappa della nostra lunga marcetta ha sclamato: “Basta! C’è un limite a tutto. E’ uno spettacolo orrendo!” Eppure io sono riuscito a sopportarne la visione nonostante il dito mignolo sinistro sanguinolento di Giorgio facesse veramente schifo. Giorgio lo chiamava amorevolmente “il funghetto trifolato” mentre ravanava con le forbicette per togliere brandelli di pelle pendenti. Speriamo che il funghetto, nella notte, plachi il suo fervore rivoluzionario e dopo una bella cenetta ce ne andiamo a dormire veramente stanchi. Oggi abbiamo fatto 34 km, oltre ogni limite delle nostre possibilità. All’arrivo a Montagnana siamo due pezze da piedi.
Eppure eravamo partiti da Pederiva accompagnati dal pensiero profondo di Filippo di Fiorenzuola. “A chi cammina non si muovono solo gli astratti pensieri nel cervello ma si mettono in movimento carne e sangue. Così le sapienze inconsce depositate negli organi possono mobilizzarsi, montare in alto e riaffiorare nella coscienza”, ci ha scritto in un Sms. Che la frase abbia un senso io lo escluderei, ma ripetuta ad un mignolo sinistro capisco che possa avergli creato un moto di ribellione. Prima della partenza ci arriva anche l’Sms di Tommy. “Lo zaino di Claudio mi manca”. A me no, vorrei rispondergli ma gli rispondo “Anche lui ti pensa”. In realtà la situazione è notevolmente migliorata. Approfittando della gentilezza di Mimmo abbiamo rimandato a casa due lettini autogonfiabili, due sacchi a pelo e una tenda. Siamo tornati leggeri. Sull’equipaggiamento abbiamo fatto molte riflessioni di cui prima o poi parleremo. Per il momento diciamo solo che siamo arrivati alla conclusione che 1) “qualsiasi punto del viaggio è buono per buttare il soprappeso inutile nella prima roggia” (Giorgio, il radicale); 2) “non bisogna vergognarsi di riconoscere l’errore e rimandare a casa i pesi superflui, via posta, o via amici, riservandoli per nuove avventure” (Claudio, il riformista). Prima della partenza arriva anche l’Sms di Mario Quaia, ex direttore del Piccolo di Trieste. Dice: “Sono anche io in cammino. Ho già fatto 800 km in 19 giorni. Me ne mancano 103 per arrivare a Santiago de Compostela”.
Afferro il cellulare e gli sibilo dentro una risposta serena ed articolata: “Bastardo”.
Partiamo da Pederiva con il solito ritardo. Durante la colazione pronuncio una frase che sarà la nostra stella cometa d’ora in poi: “Sai Giorgio? Non abbiamo ancora 30 km nelle gambe”. Giorgio bofonchia azzannando una brioche. Mi sembrano parole irriferibili. La tappa di oggi prevede l’attraversamento dei monti Berici. Mi immagino strade tortuose e finiamo invece in lunghi rettifili, i nemici dei camminatori sensibili. E oltre i rettifili anche oggi attraversiamo città fantasma, tipo la Montecchio di ieri, città all’avanguardia anche nella toponomastica (indimenticabile la “Via delle tasse”). Pederiva, Spiazzo, Villa del Ferro, Sossano. Ma dov’è la gente? “Secondo me siamo vittime di uno scherzo gigantesco. Le popolazioni si nascondono al nostro passaggio”, azzarda Giorgio. Io lancio una seconda ipotesi. L’evoluzione del Truman Show. Siamo finiti in un reality in cui si vuole sperimentare la reazione di due coglioni che camminano nell’isolamento totale. Sul fatto che sembriamo due coglioni sembra ci sia accordo totale. Stamattina durante la colazione due ci hanno riconosciuto. E tra loro hanno sussurrato: “Sono quei due coglioni di cui parla il “Giornale di Vicenza””. Che siamo due coglioni ci convinciamo anche noi quando ci accorgiamo che abbiamo dimenticato i documenti alla trattoria-alloggio di Cornedo. Si pone il problema: si torna indietro? Mai! Sembriamo due fascisti. Indietreggiare? Mai! Sempre avanti! La discussione si fa interessante. “Per che cosa torneresti indietro e di quanti km?”, chiedo. Giorgio dice che per un milione di euro tornerebbe a Masetti ma dubita che qualcuno sia disposto a finanziarlo. E, a gratis, nemmeno un km. Io penso che invece per 50 mila euro tornerei indietro se Woody Allen filmasse l’impresa. Non avete idea di quante idiozie diventino oggetto di riflessione durante i km della nostra “lunga marcetta”. Per esempio la scelta della strada giusta, che non è una idiozia per se stessa ma viene affrontata ogni volta a base di quantità massicce di imbecillità. Giorgio sostiene che non bisogna chiedere la strada a nessun vitellone da bar paesano almeno non prima di avergli fatto il test del palloncino. I bulli da bar sono convinti di essere dei Garmin e ce ne è sempre uno che sa la strada e le distanze meglio degli altri. Le loro indicazioni non contengono mai un briciolo di verità ma vengono offerte con una convinzione tale che riesce difficile ignorarle. Tra l’altro sono inficiate alla base dalla discrasia perenne fra distanza reale e distanza percepita, tema sul quale potrei scrivere un saggio di cento pagine. Un bulletto Garmin da bar di paese dopo il quinto bianchino, abituato a girare in automobile, vi dirà sicuramente che il primo ristorante è cinque minuti più avanti ma si tratta inevitabilmente della traduzione della distanza in minuti calcolata con la velocità media di una golf nera truccata. Morale della favola: il ristorante è a circa cinque km, cioè è lontano e tu puoi morire di fame imprecando contro i bulletti alcolizzati da bar prima di averlo raggiunto. Stiamo elaborando, pian piano, un algoritmo che traduca le indicazioni da bar in previsioni accettabili. Le meditazioni sulla distanza percepita durano a lungo finché ci appare la Tour Eiffel. Siamo sulla dirittura di Poiana e a questo punto non possiamo che spostare le nostre riflessioni sulle mille maniere imbecilli per buttare i soldi nella spazzatura. Durano poco perché a Borgo Frassine esplode il mignolo di Giorgio e in un bar, davanti ad un avventore molto interessato, viene effettuato un primo intervento a dito aperto col mio coltellino di Taiwan. Ancora chilometri, tanti, ed arriviamo trionfalmente a Montagnana, una cittadina splendida, circondata da mura. In centro troviamo l’albergo Aldo Moro. Ci sorprende il fatto che abbiano battezzato un albergo con il nome del presidente della Dc assassinato dalle Br ma alla nostra curiosità viene data una risposta prosaica: si chiamava Aldo Moro anche il proprietario dell’albergo e non c’era nessun motivo per cambiarne il nome. C’è solo una suite libera e dopo giorni di trattorie-alloggio decidiamo che ci meritiamo un po’ di lusso. Da questo momento siamo ufficialmente una coppia di fatto. Un Dico che marcia. Un diluvio improvviso ci coglie a cena nell’elegante San Benedetto. Noi vestiti come straccioni ci mangiamo una Angus irlandese in due. Mi piace questa Angus irlandese. Ha qualcosa di familiare. Il colore della Angus corrisponde esattamente al colore dei miei piedi. Ci sorprendiamo a sperare che il diluvio duri almeno un giorno. Concludo filosoficamente: “Non abbiamo 30 km nelle gambe”. E Giorgio: “Io non ho nemmeno cento metri nel mignolo”.
I dati: oggi 33 km, dalla partenza 121,9, media in movimento 4,7 km all’ora, quasi 26 ore camminate. Ci hanno telefonato e ci hanno mandato messaggini: Mario Albini da Verona che vuole che ripetiamo l’impresa per denunciare la costruzione di un’autostrada a un km dall’Arena, Federica da Roma (“coraggio”), “Asterisco” (“Se passate da Varese…” Ma va?), Ivano (meravigliato che siamo arrivati a Montagnana), Giovanna moglie di Ivano di Santorso (meravigliato che siamo arrivati a Montagnana, una famiglia unita), Annalia, Alfonsina, Davide Bordiga (“I miei genitori vi aspettano a Badia Polesine”), Anna da Schio (“Vi ho visto che riprendevate la mia Fiesta bordeaux, ma ho capito chi siete solo dopo aver letto di voi sul Giornale di Vicenza”), Katia di Schio (a Schio evidentemente abbiamo spezzato molti cuori), Fiore (“La Snai dà a quote popolari il vostro arrivo a Roma”) e infine un’amica di Claudio del Priapark. Solo per salutarci.


Tutte le foto di oggi
noi siamo qui - il video

2 commenti:

Tsugumi ha detto...

il nostro di pellegrino è appena arrivato.
http://mariobalducci.blogspot.com
ciao ciao!
buon cammino!!!

Isabella Guarini ha detto...

Le sequenze di CSF, che riccioluto e prono nel bidet,cerca di lenire le piaghe della sua espiazione con un pediluvio,sono straordinariamente caravaggesche.Rido oltre la dose quotidiana per la cura dello spirito!