giovedì 7 giugno 2007

-3- LO ZEN E L’ARTE DI RIEMPIRE UNO ZAINO

Insomma siamo partiti, come dio ha voluto, il 7 luglio alle due e mezza. Il meteo, ossessione di Giorgio, ci aveva avvertiti. Temporale a mezzogiorno. Il meteo è un sistema per dividere gli ottimisti dai pessimisti. Gli ottimisti leggono il meteo che dice “Tifone” e commentano: “Vedrai, ci sarà un sole splendente”. I pessimisti dicono: “Se dice tifone sarà tifone”. Così all’ennesimo tentennamento di Giorgio io la sparo: “Il meteo, qui a Lavarone, non ci becca mai”. E gongolo quando a mezzogiorno compare il sole. Ci dedichiamo così alla preparazione degli zaini. Anche la preparazione dello zaino divide gli ottimisti dai pessimisti. L’ottimista compra uno zaino piccolo e dice: “Ci starà tutto”. Il pessimista compra uno zaino enorme e poi lo chiama “mostro”. L’ottimista, una volta verificato che nel suo zaino non ci sta niente, ne compra uno più grosso. Ma sempre più piccolo di quello del pessimista. Alla fine però ce l’ho fatta. Mutande due, pantaloni tecnici due, magliette tecniche due, t-shirt tecniche due, calzini tre, fazzoletti due, mantella impermeabile, coprizaino, cachimiro rosso, ventina, cappello, foulard da esploratore sahariano, crema solare, autan, piastrine e macchinetta antizanzare, sandali mefisto, corda per stendere i panni, blixen, aciclovir, shampo, beauty, tenda di emergenza, racchetta da trekking, sacco a pelo e materassino autogonfiabile. E poi l’elettronica: videocamera, macchina fotografica, registratore, telefonino. E l’ossessione dei viaggiatori leggeri: i caricabatteria. Quattro. All’inizio pensavo che me la sarei cavata con quattro chili. Sono arrivato a dieci chili di zaino e tre chili di grosso marsupio addominale. E col miracolo della compenetrazione dei corpi c’è stato tutto. Sapete come si fa a fare entrare tutto in uno zaino? Bisogna parlarci e convincerlo. Una volta visto che rimane fuori un po’ di roba bisogna svuotarlo completamente e riempirlo di nuovo dopo averlo pregato di impegnarsi di più. La seconda volta ci sta tutto. Giorgio che se la tira con i libri che ha letto e mi ricopre di noiosissime citazioni ne spara una di qulle che abbaterebbero un elefante. Ha letto anche un fondamentale testo per i camminatori quello di Le Breton che a sua volta cita Toeffer: “un uomo si riconosce dal suo zaino”. A me sembra una stronzata ma non mi sento di dirglielo.

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