-7- IL LIBRO DI BRIZZI
Brizzi io l'ho conosciuto quando ero direttore di Cuore e abitavo come lui a Bologna. Aveva appena scritto Jack Frusciante e mi apparve giovane di talento, intelligente e acuto. E bravo narratore. Ma non avrei mai immaginato che ci avrebbe preso la stessa passione per i viaggi a piedi. Lui si è fatto Inghilterra-Roma a piedi, mica bruscolini. Ignoravo che ne avesse scritto. Un giorno Giorgio mi ha detto: "Sto leggendo "Nessuno saprà mai". Parla del viaggio di Brizzi dal Tirreno all'Adriatico. A piedi e con la tenda". E via con Brizzi. Giorgio l'ha letto quasi tutto. Io mi sono fermato dopo una ventina di pagine. Mi sembrava troppo pedante in alcuni punti. Quattro pagine per raccontare il montaggio della tenda sono troppe per me. E poi, una volta scoperto che il problema delle camminate a piedi sono i cani che girano liberi per le campagne e attentano ai polpacci di Enrico mi sembrava di potermi accontentare. Mi sbagliavo. Giorgio dice che andando avanti il libro migliora e si fa interessante anche se sa troppo di sudaticcio e di calvario sofferente. Io ormai avevo deciso che mi sarei rivolto ad altre letture che mi sembravano più utili e impegnative. Con Giorgio siamo andati in una libreria di Trento specializzata in letteratura di viaggi a piedi, la "Viaggeria", mi sembra. Abbiamo scoperto una parete intera dedicata esclusivamente alle esperienze del Camino de Santiago de Compostela. Fortunatamente
c'erano molti altri libri. Ho speso una cifra. E ho scelto di
immergermi nella lettura di Duccio Demetrio, "Filosofia del camminare"
sperando che lui mi spieghi perché io e Giorgio abbiamo deciso di
compiere questa clamorosa impresa, sempre in bilico fra il notevole
gesto atletico e l'incredibile stronzata.
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