domenica 10 giugno 2007

-8 bis - IL "VESCICA DAY"


Ogni tanto qualcuno mi chiede qual è la ragione per cui io gestisco un blog, qual è il guadagno. Fino ad ora non lo sapevo. Adesso l'ho capito. In caso di "lunga marcetta" se hai i muscoli della spalle infuocati due lobbisti di lunga militanza come Mimmo e Tommy si aggiungono alla carovana e ti portano a turno lo zaino. E' successo ieri e lungi dall'avere l'orgoglio ferito, mi sono goduto trenta chilometri di passeggiata stupenda senza pesi e frizioni sulle spalle. Mimmo e Tommy non sono stati gli unici a raggiungerci a Cornedo. Sono arrivati anche Paola e Paolo. Mimmo, 40 anni, è un agente immobiliare di Arco, Tommy, meno anni di Mimmo, è un metalmeccanico di Besenello, Paola, gli anni delle signore non si dicono, è un'insegnante di matematica e scienze naturali alle medie di Roncadelle, Paolo, 61 anni, è un ex barista di Padova. Il più mattiniero è stato Paolo che si è presentato all'abergo – si fa per dire – Vittoria verso le sette. Comunque, tutti e sei, belli pimpanti, verso le 11 siamo partiti con meta Meledo, distante circa 28 km. Come al solito programma non rispettato. Ma stavolta in senso migliorativo. Arriveremo a Pederiva, posto nelle colline vicentine nella zona delle cave di marmo, sfiorando i trenta chilometri di percorso. Dopo trecento metri il primo incidente. A Paolo si rompe lo spallaccio dello zaino, improvvisamente e con gran rumore. A noi la cosa appare misteriosa. Che cosa avrà mai nello zaino di tanto pesante? Facciamo tutto il percorso di oggi, o quasi, su piste ciclabili costeggiando l'Agno che ci porterà a Montecchio Maggiore, nostra meta per il pranzo. Sulle piste ciclabili ci sono tante leggende. Giorgio, che vive a Milano, è convinto che siano lunghe, per legge, al massimo un paio di km. Io, che vivo a Lavarone, sono convinto che siano un giochino ambientalista per radical-chic. La realtà ci sorprende. Sono lunghissime, con tremendi problemi di traffico, pericolosissime e fonte di tensioni tra pedoni e ciclisti. In realtà, mi viene da dire, i pedoni non dovrebbero andare sulle ciclabili, visto che si chiamano ciclabili e sono vietate anche ai cavalli e ai cani sciolti. E noi, che le percorriamo in sei, disordinatamente e in maniera invasiva bloccando la frenesia bartaliana di pseudo atleti con bici da corsa da migliaia di euro, siamo veramente ingombranti. Ma nonostante ciò pensiamo subito che bisognerebbe vietarle ai ciclisti almeno la domenica, come i tir sull'autostrada.
Interessanti le calzature dei magnifici sei: io calzo scarponi da montagna, Paola pedule da trekking, Giorgio scarpe da running color argento, Tommy scarpe molto tecniche da arrampicata, Paolo qualcosa di molto simile alle pantofole da casa e Mimmo dei sandaletti da tedesco in vacanza a Jesolo. Più tardi si accorgerà del tragico errore. Sotto il sole, e sotto lo sguardo continuo di Giorgio che, appesantito dallo zaino, continua a lumare le mie spalle dolenti ma libere, arriviamo a Montecchio per la pausa pranzo. E scopriamo l'arcano del contenuto dello zaino di Paolo. Il problema è questo. Montecchio, di domenica, muore. Ci dicono. Chiediamo: un ristorante? E' chiuso, di domenica a Montecchio è tutto chiuso. Una pizzeria? Chiusa, di domenica a Montecchio è tutto chiuso. Un bar? Chiuso. Di domenica a Montecchio è tutto chiuso. Che cosa fa la domenica la gente di Montecchio? Ci sediamo sconsolati sulle sedie di un bar chiuso e Paolo apre il suo zaino. E tira fuori, come Eta Beta, il seguente armamentario: due litri di vino bianco, due litri di acqua minerale gasata, quattro panini con pancetta, soppressa, formaggio, dieci bicchieri, mezzo chilo di pasticcini. Nonostante la nostra disorganizzazione anche oggi mangiamo a pranzo salvati dalla generosità degli amici. "Non abbiamo ancora comprato del cibo da quando siamo partiti", dice Giorgio. Poi la sorpresa. Giriamo l'angolo e scopriamo che Montecchio vive. Sulla piazza principale c'è addirittura una festa ecosolidale. Giriamo un altro angolo ed ecco una gelateria che ci appare megagalattica. Giorgio si spara una macedonia. Chiedo a Mimmo: "Che cosa prendi?" Risponde secco: "Un taxi". E mi mostra un piede schifosamente piagato.
Grazie al mio pronto intervento è di nuovo a posto, si fa per dire. E siamo di nuovo sulla pista ciclabile. Se dio vuole finisce e comincia una gara di ciclisti veri ancorché giovanissimi. Bimbi di tredici anni alle prese con il loro personale giro d'Italia. Fanno tenerezza soprattutto guardando i loro genitori, sparsi lungo il circuito, che li incitano rabbiosamente. Improvvisamente cambia paesaggio. Ci appare un marasma di viadotti, svincoli, incroci, caselli, guard rail. Siamo arrivati alla autostrada A4, la Serenissima. La "guadiamo" solennemente. Ci passiamo sopra con uno sguardo di disprezzo. E' il momento di massima discrasia tra la cultura dell'inutile lentezza, la nostra, e quella dell'inutile velocità. Paolo, che è di queste parti, ci consiglia, per dormire, di salire a Pederiva. Alla parola "salire" Giorgio ha un sussulto. E si rivolge subito al Garmin ponendogli una infinità di domande improponibili. Giorgio considera ormai il Garmin un suo amico d'infanzia. Gli chiede di stabilire il rapporto tra resistenza umana e pendenza della strada. Gli chiede se è meglio tenere un passo lungo e lento o corto e rapido. In un momento di particolare scoramento l'ho visto appartarsi e, sotto voce, di soppiatto, mi sembra di averlo sentito dire: "Che ne pensi? Ce la farò?".
Paola sta sempre zitta. Ma è la più tonica e fresca. Forse proprio per quello. Noi spendiamo metà delle nostre energie sparando cretinate. Mimmo zoppica ma stoicamente continua nutrito dall'odio nei nostri confronti. Tommy sembra in gran forma. Dico a Giorgio: "Vedi, gli fa bene portare il mio zaino. La generosità tempra l'anima ma anche il fisico". Non capisco la risposta di Giorgio. Perché vaffanculo? Paolo continua pensieroso. Al km 25 rimaniamo preoccupati dal colore del suo viso tendente al "rosso mela di val di non". Sia io che Giorgio siamo discretamente timidi. Alle prime, sotto il sole cocente, vista la drammatica e perdurante latitanza delle fontanelle, entravamo con circospezione nei bar e chiedendo scusa e un po' vergognandoci, ci facevamo riempire d'acqua le bottigliette di plastica. L'aumento della fatica e del livello di disidratazione ha tolto ogni inibizione soprattutto a Giorgio. Appena vede una donna sulla soglia di casa, le va incontro con decisione, la sposta, entra in casa e si dirige velocemente in cucina. In tre secondi fa il pieno ed esce, ringrazia, e si rimette in cammino.
Tra Paolo e il Garmin è ormai lotta aperta. Vince Paolo che ci sbatte su tre km di salita finale che stroncano anche Paola. Si finisce al Cacciatore, alloggio-ristorante di Pederiva. Il tentativo della padrona di negarci la cena viene stroncato dallo sguardo omicida di sei bravi pellegrini. Si tolgono le scarpe. Lo spettacolo è vietato ai minori. Anche Giorgio ha la sua brava vescica e ne va orgoglioso. La mostra a tutti come fosse una medaglia. Dal televisore arrivano le immagini e i rumori dei bolidi del Gran Premio del Canadà. E' la colonna sonora dei nostri arrivi. Anche ieri ci aveva accolto la Formula Uno. Sembra lo facciano apposta. I dati della giornata secondo il Garmin: km totali 88,88, km della tappa 29,8, nuovo record giornaliero, media in movimento 4,6 km all'ora, ore camminate 19,17. Media km al giorno 22 km. Di questo passo a Vetralla dovrebbero mancare 27 giorni.


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4 commenti:

Isabella Guarini ha detto...

L'ho avevo detto io che le vesciche sotto i piedi erano il nemico da sconfiggere. Per i rimedi posso consigliare quello della nonna:pediluvio con acqua calda salata. Per il resto i video sono straordinari e mi ricordano i vecchi, anzi antichi documentari in bianco e nero,tipo quelli di Mario Soldati, l'Italia che lavora di giorno, naturalmente.
p.s.: il piede di CSF mi sembra ben curato, per questo è in sofferenza!

Isabella Guarini ha detto...

Dimenticavo di dire che la crnaca Vescica day è divertentissima. Così ho fatto la mia cura quotidiana: almemno dieci minuti di sorriso per vivere meglio!
Alla prossima

Anonimo ha detto...

Quando tutti i miei blog soliti mi deludono...ecco che spunta il "Grande Vecchio"!!Ho riso come una matta visto che era una settimana che non aprivo la mail e ho trovato tutta la storia da leggermi di seguito, così, come un diario di un'avventura.
Izzy

Vale ha detto...

Attenti alle vesciche, lo dico per esperienza...