venerdì 8 giugno 2007

-6 bis- SONO I VIAGGI CHE FANNO LE PERSONE

(da Barcarola a Piovene Rocchette, 8 giugno, km 11, e se proprio morite dalla voglia di vederci, ciccate qui a sinistra la data dell’otto giugno, se è già visibile)

Nottata infernale ed ossa rotte: inutile lamentarsi, era previsto e in fondo queste cose si fanno proprio per poter raccontare il male dei muscoli della schiena, le gambe piene di acido lattico e i piedi massacrati. I piedi massacrati Giorgio li cura con pediluvi nel bidet di acqua gelida. Io capisco che sta facendo i pediluvi quando sento arrivare dalla camera vicina urla belluine. “Mi fa un male cane mettere i piedi massacrati dentro l’acqua gelida”, mi ha detto ieri sera. “E allora perché lo fai”, ho chiesto in maniera irritante. “Perché mi hanno detto che lo fanno quelli della nazionale di rugby”. Questa è la vita di Giorgio Lauro, l’imitazione costante e pedissequa di quello che fanno i giocatori del Milan e i rugbisti della nazionale italiana. Ieri sera abbiamo mangiato come porcelli e Nico, nipote di Nando e cuoco della trattoria-alloggio si è dato da fare per lenire le nostre pene e la nostra fame. La sera abbiamo avuto la visita di Fiorenzo, magazziniere di Schio, che ci ha guardato dall’alto al basso visto che lui fa le maratone. La notizia ci ha gettato nella disperazione visto che noi in un giorno avevamo fatto 17 km e lui in tre ore e mezza ne fa 42. “In realtà”, ha detto Fiorenzo, “adesso faccio solo le mezze maratone”. “Vabbé”, ha prontamente puntualizzato Giorgio, “le mezze maratone sono capaci tutti”. Qualche problema di connessione ci fa andare a letto tardi ma dormiamo tanto e la mattina partiamo tardi. Prima di lasciarci il cuoco Nico ci racconta del terremoto del 1070, tuttosommato episodio del quale possiamo disinteressarci ma ci colpisce una frase: “Non siete i primi che passano di qua diretti a Roma”, dice. Sconfortati chiediamo chiarimenti. “L’anno scorso è passato uno di Trento. Con l’armatura”. Con l’armatura? “Sì, era vestito da antico romano”. La cosa ci tranquillizza. Ma subito dopo il cuoco Nico ci racconta anche la leggenda degli abitanti di Casotto che si misero in testa di allargare la loro chiesa mettendosi tutti a spingere una parete con le mani. Per vedere se l’operazione riusciva avevano messo le loro giacche dall’altra parte del muro, all’esterno. Ma passò uno stracciarolo, si frego le giacche e loro, quando uscirono non vedendole più, pensarono che il muro, spostato, le avesse coperte. E se ne tornarono felici a casa convinti di avere allargato la chiesa. Il cuoco Nico ci dà anche un consiglio d’amico. “Prendete la “strada romana”, è bellissima”. La strada romana è bellissima ma è soprattutto in salita. E piena di bivii misteriosi e infingardi e senza possibilità di riparo in caso di acquazzone. Ovviamente l’acquazzone arriva cogliendoci impreparati. Ma, proprio come avviene nei romanzi e nelle fiction, ad un certo momento si è appalesa il salvatore, Marcello, a bordo di un improbabile quad. Non chiedetemi che cosa è un quad. Credete a me, potete farne a meno e la vostra vita non ne risentirà. Marcello ci dice: “Mi manda il cuoco Nico. Seguitemi. Vi porto al chiosco”. Lo avremmo seguito ovunque. Ma il chiosco si è rivelato un enorme tendone stile festa dell’Unità, chiamato Priapark, ma anche Palapria, vicino alle gole dell’Astico, splendido angolo naturalistico dove i ragazzini si tuffano come fossero ad Acapulco e le famigliole vengono a fare il bagno e a prendere il sole sulla spiaggia neanche fossero a Riccione. Le gole dell’Astico sono bellissime ma scivolose. Rischio di fare il tuffo alla Acapulco, ma riesco a salvare il mio fisico se non il mio orgoglio. Giorgio, memore del suo volo di ieri, sibila: “Uno a uno”. Non mi resta che incassare, toccandomi il gomito dolorante. Siccome piove non c’è nessuno al Palapark tranne il gestore Claudio e l’aiutante Marcello. Claudio ci presente il suo pastore belga Sasha e Marcello ci presenta le sue due figlie Moira e Selina. Meglio Moira e Selina. La visita alla casa di Marcello, Moira e Selina riserva una sorpresa. Attaccati al muro il ritratto del Che e la foto della storica stratta di mano fra Marcello e Bertinotti. “Ma questa è una casa di comunisti”, urlo scandalizzato. Moira e Selina chiariscono: “Lui, solo lui!” Non è più il Veneto bianco di una volta. Mentre mangiamo panini, salami e beviamo birre e vinelli, concedendoci una lunga con la scusa della pioggia ci raggiunge Ivano stanco di aspettarci alla birreria Summano di Piovene Rocchette dove ci eravamo dati appuntamento. Ci sentiamo un po’ vermi ma superiamo la crisi. Claudio e Marcello sono veramente gentili. Una gentilezza che in questi due giorni abbiamo trovato ovunque. Ci chiediamo se sia il nostro aspetto disperato. Se i nostri occhi mandino disperati messaggi di richiesta di solidarietà. Va bene. E’ arrivato Ivano e ripartiamo per Piovene Rocchette. Durante la camminata, mica tanti km, diciamo 11, ci telefonano Annalia, Valeria e Rachele (parenti e amici), Katia che ci raggiungerà sabato a Schio, Fabrizia da Caponago, Loredano da Rovigo. Ci mandano messaggi di incoraggiamento Piergiorgio di Roma che vuole fare l’ultima tappa con noi, Andrea di Mantova, Annalisa D’Errico che cita Steinbeck (“le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone”), Raffa, incredibile, da Saint Louis, Missouri (“hasta la marcetta sempre”), Michele, Carlo Menegante di Velo D’Astico (che si propone di raggiungerci in seguito) e Fiorenzo, quello di ieri sera. Arrivati a Piovene Rocchette Giorgio mi snocciola il rosario di nordinanza: “Km totali 29,79, ore di cammino sei e mezza, media in movimento 4,6 km all’ora, mediaq totale 2,7”. A Piovene mi sento chiamare. E’ Luisa, amica da Caterraduno. Ne approfitto per fermarmi a un bar e spararmi un gigantesco gelato cioccolato, nocciola e panna.


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1 commento:

Anonimo ha detto...

ciao, sono un po' o.t. ma mi piacerebbe saper dove steinbeck ha scritto la citazione che riportate "le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone".
grazie

mario