-17 bis- ALL’ALBA SIAM PARTITI
(da Riolo Terme a Faenza, 22 km oggi, 307 in totale, ore di cammino 66, media generale in movimento 4,6 km all’ora, paesi attraversati Cuffiano)
Ieri sera siamo andati a letto dopo aver fatto il pieno di buoni propositi. “Domani sveglia alle sette, partenza alle otto”, sentenzio io. Giorgio ricorda che deve spedire ancora tutte le fotografie a Barbara, la donna senza la quale questa nostra lunga marcetta sarebbe nota solo a noi due e a qualche parente. L’invio delle foto è una delle cose più noiose della giornata. Giorgio si piazza col suo telefonino dovunque trovi campo e comincia a mandare le foto, una dietro l’altra. Io me ne accorgo perché il suo cellulare, ogni fotografia inviata, cinguetta fastidiosamente. Mi cinguetta durante la colazione, durante la cena, cinguetta quando siamo in ascensore. Lo sento cinguettare anche quando Giorgio va al gabinetto e una volta mi sono accorto che Giorgio dormiva e il cellulare cinguettava da solo disperatamente. Barbara è il centro operativo di questa lunga marcia, il cervellone cibernetico. Mentre noi ci sollazziamo con il nostro vagabondaggio pazzeggiante, lei cura il blog www.sabellifioretti.it, questo specifico, manda le mail ai duemila iscritti, pubblica foto e post. Con un unico vantaggio, non le fanno male i piedi. Giorgio dice: “Partiremo a mezzogiorno come al solito”. Invece la paura del grande caldo ci rende saggi. Ma non sveglissimi. Scendiamo nelle sale del Golf Hotel delle Terme praticamente dormendo e finiamo nella sala riservata a una comitiva di ultracentenari o quasi. Ci viene a prendere il portiere. “No, quella è la sala dei pensionati”, dice. E Giorgio, un vero amico: “Se è per questo è pensionato pure lui. Io lo stavo solo accompagnando”. Nella sala principale l’età media scende vorticosamente. Quella che non sale è la qualità delle brioche e del latte a lunga conservazione. Ce la facciamo a partire presto. Non sono proprio le otto, diciamo che sono le nove, ma è un vero record. Non siamo mai partiti ad ore simili, nemmeno il primo giorno. Comunque fa caldo come ieri alle due. Ma si cammina meglio. E’ un caldo secco che fa sudare ma non stronca. Marciamo verso nord un po’ depressi per la sconfitta logistica, per la gigantesca sciocchezza che stavamo per compiere affrontando di petto le cento valli degli Appennini. Ma siamo anche soddisfatti di esserci accorti dell’errore quasi in tempo e di avere avuto il coraggio di tornare sulle nostre decisioni. Ma soprattutto vediamo allontanarsi per il momento le colline che ci avevano fatto soffrire ieri. Uno strappetto finale, la via Tebano, lo affrontiamo con sicurezza mista a baldanza, aiutati dal fatto che sappiamo che lo strappo è breve. Beviamo molto. Dopo tanti giorni siamo di nuovo soli anche se i vecchi amici telefonano. Telefona Antonio, l’uomo che fa delle scorciatoie la sua ragione di vita e ci dice con magnanimità che approva il nostro cambiamento di itinerario. Il fatto che lui sia d’accordo ci turba un po’. Telefona Fanti, telefona Matteo Tassinari che verrà a salutarci a Faenza, telefona Marco, ex fidanzato di Antonella di Bologna, che esprime dubbi sulle nostre decisioni. Telefona anche Antonella e ci avverte che stiamo uscendo dalla zona di sua competenza, il faentino.
Telefona Sandra, la veterinaria ufficiale di Giorgio, per complimentarsi con lui. Ha visto la foto dell’ago penetrante la pelle flaccida e plaude: “Ottimo lavoro”. Durante la marcia progettiamo l’attacco finale agli Appennini. Siamo indecisi fra la linea Uno (Forlì-Meldola-Galeata-Santa Sofia-Corniolo-Campigna e passo della Calla), la linea Due (Forlì-Meldola-Galeata-Santa Sofia-Ridracoli-Camaldoli), e la linea Tre (Forlì-Meldola-Galeata-Santa Sofia-Bagno di Romagna-passo dei Mandrioli). Poiché tutte e tre le linee passano per Santa Sofia abbiamo raggiunto l’unanimità: andremo per prima cosa a Santa Sofia. E poi si deciderà.
Nel frattempo arriviamo a Faenza, mangiamo nella splendida piazza del Popolo sotto la scritta del celebre faentino Alfredo Oriani (“accendete dunque tutte le fiaccole perché la marcia è già cominciata”): insalata e macedonia come fossimo due vegetariani. Beviamo una quantità sconsiderata di acqua minerale gasata. Scopriamo che dobbiamo fermarci a Faenza a dormire per mancanza di alberghi sulla strada ancora da fare. E così facciamo i conti. In due giorni abbiamo percorso 38 km a zigo zago e su e giù per le colline imolesi e alla fine ci troviamo semplicemente a 15 km da Imola. Ma abbiamo superato la soglia psicologica dei 300 km. Con grande orgoglio entriamo all’Hotel Vittoria e sprofondiamo i piedi nel bidet come al solito. Una delusione: la ricerca del podologo, fissazione ossessiva di Giorgio da quando siamo partiti, uno scienziato che faccia tornare i piedi di Giorgio simili a quelli degli altri esseri umani fallisce nuovamente. Io però scopro un computer collegato ad alta velocità. Giorgio sostiene che questo non aiuterà le sue tre vesciche. Io sussurro che la banda larga mi rende più felice di quanto mi rendano infelice le sue schifose vesciche. Lui nervosamente comincia a infilare aghi nei piedi. Io mi collego al blog.
Tutte le foto di oggi.
noi siamo qui - video
3 commenti:
quando leggo di queste zigzagate su e giu' per colline non so mai se invidiarvi per i paeseggi o compatirvi per l'umana sofferenza ma poi pensoi che ve la siete voluta e quindi peggio per voi!in ogni caso...perchè?perchè?percheeee?
ps:quella recensione sul libro delle motivazioni per camminare vi ha tirato un po su he? ;-)
gigi forzese
Chiunque vada dal medico, per una qualsiasi ragione, riceve la prescrizione di camminare almeno per un'ora al giorno , a passo svelto. Sembra quasi che il camminare curi tutti i mali, a costo zero. Allora ho pensato che CSF e GL abbiano avuto l'idea di pubblicizzare le ricette sul camminare sponsorizzati del Servizio Sanitario Nazionale, visto che cerotti e balsami non sono prescrivibili. Un risparmio
da mettere nella Finanaziaria 2008! Dite la verità,vi manda Padoa Schioppa.
Grazie di mettermi di buon'umore! vesciche a parte, dovreste ripetere ogni anno una marcetta inutile. A Torino vi foraggierei io.
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