martedì 19 giugno 2007

-15 bis- UNA GIORNATA CON MARCO ARDEMAGNI

(da Medicina a Imola, 28 km oggi, totale 269,40 km, media generale in movimento 4,6 km all'ora, totale ore camminate 58, paesi incontrati Castel Guelfo, Casola Canina).

Marco arriva di prima mattina. E' andato a letto alle tre di notte, si è svegliato alle 6,30. E' partito alle 6,58 da Milano. Si è fermato a dormire mezzora all'autogrill di Fiorenzuola. E' arrivato da noi alle 10, 30.

Marco Ardemagni, l'uomo sempre in bilico tra Catersport e Caterpillar, ultraquarantenne, una moglie, Piera, una figlia, Marta, erre moscia marcata, allergia costante che lo fa apparire in perenne raffreddore, dalla chiacchiera travolgente, una battuta dietro l'altra, spesso stupenda, sempre a buon livello, si presenta da noi con zainetto bianco e nero di Sergio Tacchini con spallaccio unico trasversale tipico delle signore bene milanesi, scarpine da danza classica ("Le ho prese perché pesano solo 30 grammi"), pantaloni di velluto che fanno sudare solo a guardarli, felpa ("Non ho visto il meteo, che dici, la felpa la lascio in macchina?"). I pantaloni di velluto gli vengono estirpati subito e lui li sostituisce con un costume da bagno boxer blu elettrico con la mutandine di rete interna. Basteranno pochi km per fargli esclamare: "Ho le palle bollenti".

Marco si inserisce perfettamente nella dinamica di coppia (di fatto) instaurata fra me e Giorgio, molto rispettoso del raffinato equilibrio che abbiamo raggiunto dopo 240 km di marcia. Ad un bivio, di fronte all'ennesima diversità di opinioni tra le mie cartine e il Garmin di Giorgio, guardiamo Marco come quando si cerca l'arbitrato della persona superpartes. Lui dice, imbarazzato: "Non guardate me, non voglio inserirmi tra voi, ho visto che andate così d'accordo, che riuscite a trovare sempre il punto di sintesi". Ci mancava che dicesse: "Tra moglie e marito non mettere il dito. Siete una così gran bella coppia…"

Marco si rivela un grande marciatore. Nel pomeriggio, preso da quello che viene chiamato il "delirio del maratoneta", ci annuncia che la sera tornerà a Medicina a prendere la macchina a piedi, in leggera corsa. "Purché mi teniate la zainetto". Non servono le prese per il culo a farlo desistere, almeno a parole. Tornerà in taxi.

Sandra, la veterinaria che è accorsa a Medicina al capezzale delle vecchie e nuove vesciche di Giorgio, fa colazione con noi. Giorgio tenta di farle vedere i suoi piedini straziati. Ma Sandra gli dà il consiglio definitivo. Ago e filo per fare spurgare la piaga. Il consiglio della nonna, quello solito. Ancora una volta Giorgio si opera da solo. Continuano le mail e gli sms e le telefonate con i consigli degli amici su come affrontare il problema vesciche. Evidentemente la vescica è la metafora della vita ansiosa e stressante. Si gonfia e si sgonfia, si spurga e si secca. E, come la vita, non ha una soluzione unica. Arriva anche la protesta di Federica, veterinaria di Milano. "Che cosa ha Sandra che io non ho?" Sono costretto a prometterle la prossima vescica di Giorgio.

La mattina di Medicina comincia con la ricerca delle cartine dei sentieri degli Appennini che dovremo affrontare a giorni. Gli Appennini mi ossessionano. Giorgio sembra fregarsene ma io compro tutta la pubblicistica disponibile sul mercato appesantendo i nostri zaini notevolmente. Troverò il massimo della documentazione ad Imola. Ma Imola ci riserverà anche una bellissima sorpresa. Giorgio, da qualche tempo, ha smesso di provare attrazione per le farmacie. Però si ferma incantato davanti a tutte le scritte tipo "podologo" "ortopedia sanitaria" "callista" e roba del genere. Ad Imola, perso nel centro alla ricerca di stanze libere, supererà senza accorgersene una vetrina piena di plantari, di creme, stampelle e corpetti. Mi dirà poi: "E' stata una sensazione strana. Ho superato distrattamente la vetrina ma una forza misteriosa mi ha riportato indietro. Sono entrato nel negozio. Antonio mi è venuto incontro e mi ha detto: "Ma tu sei Giorgio Lauro. Quello con le vesciche". E' stato un attimo. Ho capito che Antonio era l'uomo del destino". Le vesciche non gliele curerà ma si offrirà di accompagnarci nella tappa successiva, Imola-Riolo, dopo averci distrutto nel morale avvertendoci che abbiamo fatto da Medicina il doppio dei km necessari. Per quanto riguarda le vesciche aggiungerà una nuova cura all'infinita collezione di consigli. "Mercuriocromo. Ti serve quello. Apri la vescica e versa. Brucerà da matti ma poi te la secca. E non sentirai più niente".

L'arrivo di Marco porta una novità, un Garmin da automobile, una cosa un po' borghese che parla addirittura spagnolo e si mette subito in concorrenza col Garmin un po' rustico, da battaglia, genuino di Giorgio. Le scene in cui Giorgio interroga il suo Garmin e sputa in faccia al Garmin di Marco gli itinerari consigliati e il Garmin di Marco, con fare cittadino, gli spiega in spagnolo che è tutto sbagliato si susseguono ad ogni bivio. Il massimo della tensione tra i due Garmin si raggiunge a qualche km da Castel Guelfo. "Destra", segna il Garmin Giorgio. "Izquierda", proclama Garmin Marco. Per dovere di ospitalità andiamo a sinistra ma alla fine il Garmin di Giorgio ha il sopravvento. Quello di Marco si accascia e dichiara sconsolato: "Non ho più collegamento coi satelliti". Che per un navigatore satellitare non è difetto da poco.

Alla periferia di Castel Guelfo troviamo la Locanda di Agnese. Dice il cartello: "Piatti tipici e non". Marco insiste per fermarci qui. "Vorrei tanto assaggiare un piatto "e non"".

Si decide di magiare più avanti. Percorriamo il lungo rettilineo verso il centro di Castel Guelfo, incrociando via Aldo Moro, via Guido Rossa, via Walter Tobagi, via Alessandrini, via Nicola Calipari. Un po' depressi arriviamo nel paese dove ci accoglie la prima piadina e anche Silvia, operatrice giardiniera con sua figlia Emma di nove mesi. Silvia ci è venuta incontro da Modena col suo camion dove aveva caricato una grossa tinozza piena di acqua fredda per i nostri piedi.

Il caldo è tanto e anche l'umidità. Contravvenendo alle regole che ci siamo dati facciamo una piccola deviazione di duecento metri per raggiungere una fontanella. Ormai io ho preso l'abitudine di fare i microlavaggi ai piedi. Sono stupendi, ricaricano le gambe ormai esauste e danno loro una nuova autonomia. Giorgio resiste, soprattutto perché ha timore di vedere che sotto i calzini la situazione è degenerata.

Passiamo un'altra barriera psicologica, l'autostrada A14, incontriamo il primo pitbull allo stato libero, troviamo il primo albergo che ci respinge con la scusa del tutto esaurito (si chiama Albergo Moderno, che sia maledetto), incontriamo Maria Antonietta, pianista, amica di Marco che in maniera caotica ci racconta la sua complicata vita sparsa tra Berlino, Parigi, Milano e Imola. Io e Giorgio non capiamo nulla di quello che Maria Antonietta, la pianista, dice. La stanchezza vince anche sul galateo. Maria Antonietta parla, parla, parla seduta al tavolo dell'osteria insiema ad Antonio e alla sua morosa Caterina. Giorgio fa segno di si. Io dormo.

Ci hanno telefonato Antonella, la proprietaria del bed and breakfast con piscina di Aguscello e Danilo di Selva Malvezzi. Ormai sono dei nostri. Non riescono a dimenticarci. Abbiamo cambiato la loro vita. Ma neanche noi riusciamo a dimenticarli. Marco ci lascia. Qualche ora dopo ci telefona. "Andate tranquilli, cercherò io per voi le migliori strade appenniniche", dice. Giorgio risponde: "Non mandarci il solito foglio Excel".


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4 commenti:

Isabella Guarini ha detto...

Qualche consiglio da " Ilibri più assurdi del mondo per i nostri wanderer, CSF e GL:
L'influenza delle montagne sullo sviluppo dell'intelligenza umana- quando CSf ha preso la decisione della retta via a piedi verso il borgo natio.
La Svizzera,guida delle passeggiate in discesa - partenza dalle Alpi verso la infinita Pianura padana;
Cento risposte senza domande- per tutti quelli che incontrano CSF e GL a piedi e per non lasciarli stupefatti;
Come risollevarsi dal letto di morte ed essere sani come un pesce - l'arrivo nell'albergo dopo la tappa;
Sandali preistorici del Nord Est dell'Arizona- sarebbero un rimedio contro le macabre veschiche di GL ;
Cosa dire quando si parla da soli-il soliloquio di GL mentre CSF cerca le preistoriche cartine per orientarsi senza il Garmin
Nutrirsi con gli insetti- quando si trova tutto chiuso;
Sull'aria fresca e sulle tecniche per farne buon uso- per arrivare vivi alla meta.
See you later.

fedevet ha detto...

I NOSTRI EROI PULP

Uomini in scarpette da punta, palle bollenti, piedi straziati, foto di interventi chirurgici a piede aperto, rettilinei della morte, cronache visionarie di interi cicli vitali delle vesciche: da quando nascono, semplici erosioni, a quando raggiungono lo stadio maturo di ulcerazioni essudative, a quando infine, secche, si staccano dalla cute che le ha generate e cadono al suolo prive di vita. Non so se è la presenza di Marco, se è per la stanchezza, o perché vi state innamorando, ma i vostri resoconti assumo contorni sempre più crudi ed inquietanti, al limite tra una trasposizione metaforica pasoliniana ed un horror splatter di Tarantino. Interessante. Accetto l’offerta di Claudio e prenoto la prossima vescica sul piede sinistro di Giorgio. Adesso dovrò trovarle un nome.

Unknown ha detto...

Forza Giorgio, tieni duro con le vesciche!

Un incoraggiamento da Marina, Andrea ed Eirene. :)

Buon cammino.

Anonimo ha detto...

claudio mi spieghi come mai i tuoi piedi rendono l'acqua radioattiva? Non sarai mica hulk?