giovedì 14 giugno 2007

-12 bis- LA CRISI DELL'OTTAVO GIORNO

Da Occhiobello ad Aguscello.
(Paesi e città attraversate Pontelagoscuro, Ferrara, km totali 197,32, di cui 19 oggi, media generale 4,6 km all'ora, ore di cammino totali 42.

Sembrava tutto bello. Montava in noi l'eccitazione per il primo grande appuntamento della nostra "lunga marcetta", il Po. Il mitico, maestoso, solenne, tremendo fiume più lungo d'Italia ci aspettava da tempo ad Occhiobello. E lui è stato puntuale. Noi no. Volevamo passarlo ieri. Non ci siamo riusciti. A stento ci siamo arrampicati sull'argine, ma sull'argine non c'era il ponte. Il ponte era a Santa Maria Maddalena, cinque chilometri più a valle, un'ora di travaglio aggiuntivo improponibile date anche le mie condizioni fisiche.

Stamattina la partenza quindi è punteggiata da nervosismi. Il fallimento, la nottata da febbricitante, l'addio di Giampaolo Osele, il risveglio tardivo e in località leggermente diversa dalle Maldive non aiutano un avvio di giornata scoppiettante. Non basta il grande ritorno di Paolo Brocca (nomen omen, beve come un cammello fin dall'alba) che ha deciso di essere di nuovo con noi per un paio di giorni (ciò prova che la gente non impara nulla dall'esperienza. Mimmo ci manda una mail in cui centra perfettamente il problema, si tratta di un chiaro caso di sindrome di Stoccolma).

Diciamolo è la giusta giornata del litigio. Massimo Cirri, uomo che ha fatto della psicologia una scienza probabile, prima della partenza aveva vaticinato: "Claudio e Giorgio litigheranno il secondo giorno". Non è stato così. Ma l'ottavo giorno si intravedono crepe. Il problema è di tipo strutturale. Ci siamo un po' divisi i compiti. Io per esempio ho la gestione del computer, delle mail, della telecamera. Giorgio è il signore dei telefonini. E' lui che fa le fotografie e i video che arrivano sul blog. Io seguo l'itinerario sulle cartine e lui sul navigatore satellitare Garmin.

Sul Garmin si rischia grosso. Garmin è come un essere umano. Non parla, speriamo che non senta, ma certamente ha una sua vita interiore e fa di tutto per renderci l'impresa facile. Io sostengo che è intelligente ma non si applica. Giorgio lo difende in ogni occasione, come un genitore sessantottino. Dice: "E' una questione di fede. O ci credi o non ci credi. Non puoi crederci solo quando ti fa comodo". Lo guardo negli occhi e ho la certezza che Giorgio si è convinto che io sono definitivamente fuori dalla setta dei satellitari. Il problema secondo me è che Giorgio le dà tutte vinte al Garmin. Io invece lo controllo, lo marco stretto, ogni volta che ci manda a destra tiro fuori la cartina per verificare che non si debba andare a sinistra. La scena di noi due, in mezzo ad una rotonda, io con la cartina aperta e stesa sull'erba, Giorgio che parla con il Garmin e gli chiede lumi e mi fa gesti disperati per convincermi ad andare da una parte mentre io mi sto già avviando dall'altra è il leit motiv di oggi. Il punto della rissa si sfiora all'uscita di Ferrara. Lì io ottengo un grande successo. Garmin indica una sinistra secca. Perfino Giorgio è costretto ad ammettere che sbaglia di 180 gradi ma lo seguirebbe comunque. La frase è storica: "Anche quando ti sembra che Garmin sbagli, c'è sicuramente dietro un disegno. Non hai visto con quale sicurezza e disinvoltura ci ha portato fuori dal dedalo del centro storico di Ferrara?" Sono costretto ad ammettere che su Ferrara Garmin è stato grande. "Se non fosse stato per lui", confesso a mezza bocca, "staremmo ancora davanti alla profumeria di Cristina Chiabotto".

Cristina Chiabotto, l'ex miss Italia, l'ex presentatrice delle Jene, la coprotagonista della pubblicità con l'uccellino di Del Piero, è un grande risveglio per le nostre coscienze assopite da giorni di sentieri, valli, paesi fantasma, trattorie-alloggi, rettifili infiniti e ostili. Cristina Chiabotto ci riporta alla realtà vera, cioè l'effimero. Una lunga coda davanti alla profumeria nella piazza centrale di Ferrara ci fa capire che dentro sta succedendo qualcosa. Ma dentro non succede niente. C'è solo Cristina Chiabotto che firma autografi. Non si può entrare se non con il beneplacito di una body guard che filtra con attenzione gli ingressi. Noi tre ci aggiungiamo al gruppone degli aspiranti fans ma non siamo nemmeno presi in considerazione, anzi io vengo brutalmente respinto. Giorgio saltella sopra le teste e urla festante: "Cristina! Cristina!". Cristina lo saluta con un gesto del braccio. Allora Giorgio si lancia in una inchiesta fai da te. "Ma lei perché sta qui in fila?" Risposta: "C'è Cristina Chiabotto". "Ah beh, ma alla fine si può toccare con mano o solo guardare?" Nessuna risposta, solo sguardi indignati. Non si può buttare tutto in vacca.

L'incontro con Cristina Chiabotto, dicevo, è surreale. Tre pirla in movimento senza motivo da otto giorni si scontrano con molti pirla fermi in coda senza motivo. "Due Italie che si incontrano", borbotta Giorgio, il sociologo, allontanandosi pensieroso. Io questa me la scrivo.

La Chiabotto, che mai saprà della nostra esistenza e dell'incontro sfiorato e non consumato, è una spia del nostro sconcerto, per quanto gradito, che ci colpisce nell'attraversamento di Ferrara. Dopo ore di silenzio esplode il dialogo tra i due viandanti. "Ma qui è cambiato tutto". "E' tornata la minigonna". "Perfino l'ombelico scoperto". "Pantaloni a vita bassa". "Le ragazze fumano e girano da sole". "Hai visto quante tette di fuori?". Chiediamo spiegazioni a un vigile. Ci risponde un signore dalla grande pancia che interviene non richiesto: "Ferrara è piena di fighe".

La forma non è perfetta. Noi avevamo volato un po' più alto. Ma il contenuto è quello.

Oggi pochi chilometri per rispetto alla mia "malattia". Paolo, stavolta, non assume il suo caratteristico colore "mela di val di non" ma in compenso risolve come al solito il problema del nostro pranzo aggiungendo al menu tradizionale anche crescenza, olive, speck, pomodori e uova sode.

Come Garmin vuole arriviamo alla meta. Una specie di paradiso che si chiama "I casolari", bed and breakfast immerso nel verde e nel fresco che in nostro onore fornisce anche il dinner. Ci accolgono Antonella, Silvia, Irina, Augusta, Roberto e la piscina. Antonella dice: "Modestamente questo posto lo chiamano la "Beverly Hills" di Ferrara. Il posto che chiunque vorrebbe incontrare dopo ore di marcette sudaticce.

La partenza è straziante. Ma è la dura legge del viandante. Mai affezionarsi né ai posti né alle persone. Dobbiamo andare. Rimpiangeremo a lungo tutto ciò. Aguscello non sapevamo nemmeno che esistesse prima di ieri. Non lo dimenticheremo mai. Domani è un altro giorno. Sipario.


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1 commento:

Anonimo ha detto...

Perchè non ci parla delle sue emozioni penetrali dal momento che ha affrontato il viaggio iniziatico sotto l'albero del "bodi itinerante"?
Auguri e buon pediluvio!!!