martedì 3 luglio 2007

-28 bis- SE CINQUECENTO VI SEMBRANO POCHI

(da Foiano a Tre Berte di Montepulciano, oggi 28 km, per un totale di 525, ore camminate 113, media generale 4,6 km all'ora, paesi attraversati Cortona, Chianacce, Montepulciano, Acquaviva, Salcheto)

La notte protettrice di tutti i tendini infiammati insieme alla decisione di affogare il mio polpaccio in una quantità esagerata di una pomata antinfiammatoria porta buone nuove. La mia gambetta destra è tornata più bella di prima e non mi dà più fastidio. Come un moderno Francesco di Assisi calzo di nuovo i miei sandaletti quattro per quattro pronto per nuove avventure. Partiamo anche oggi tardi, verso le undici, sostenendo l'insostenibile progetto di un arrivo a Chiusi. Sappiamo che non ci arriveremo. Ma è sempre un programma più produttivo rispetto all'idea di ieri di fermarci un giro. Garmin, che in certe circostanze è proprio un amico, dà il meglio di sé e ci fa uscire da Foiano con la stessa disinvoltura con la quale ci aveva fatto attraversare Ferrara. Ci propone impensabili strade sterrate. Obbediamo ciecamente e veniamo premiati. Pochi minuti e siamo fuori da Foiano. Poco dopo ci dà la notizia che abbiamo raggiunto quota 500 km. Ci avesse avvertito prima avremmo comprato una bottiglia di Chinotto per festeggiare.

500 km a piedi. Preso dall'ubriacatura urlo a Giorgio: "E' come da New York a Los Angeles, come da Londra a Madrid, come da Leningrado a Vladivostock". "E' come da Masetti a Foiano", corregge Giorgio che quando è così razionalista è insopportabile. Lo preferisco in versione zen. Zen come Paolo che non reagisce quando, sulla statale 30 delle Chianacce, viene "toccato" dallo specchietto di una macchina guidata con un eccesso di disinvoltura. Prima di questo seccante incontro ravvicinato la macchina sfiora anche me e Giorgio che camminiamo in fila indiana davanti a lui. "E' un segnale che ci manda l'argine. E' offeso perché lo abbiamo abbandonato", dice Giorgio che prima o poi dovrebbe decidersi se credere alla potenza della ragione o arrendersi ai misteri della natura.

Oggi in effetti, di fronte all'idea di continuare a percorrere la linea retta dell'argine del Canale Maestro della Chiana, con esiti alienanti e tutto sommato incerti abbiamo scelto di attorcigliarci attorno all'autostrada del Sole con qualche toccata e fuga sulla direttissima ferroviaria che unisce Roma a Firenze. In un continuo folle alternarsi fra la nostra lentezza e le altrui velocità non ci accorgiamo che anche oggi stiamo sfiorando i trenta km, senza volerlo. Però il paesaggio ci premia. Finalmente le dolci colline senesi. Finalmente, nei tratti lontani dall'A1, i silenzi assoluti. "Se state zitti", dice ad un certo punto Giorgio, rispolverando la sua nota vena poetica esaltata dalla viandantitudine, "si sente il rumore della lancetta dei secondi del mio orologio e il cigolio dello zaino di Paolo". Lo zaino di Paolo è uno dei contenitori di cose più ridicolo che io abbia mai visto. E' piatto e traccagnotto, flaccido quando è vuoto, bolso quando contiene il nostro pranzo. Sembra un Invicta imborghesito e ingrassato, o meglio il nonno di un Invicta, vestito malamente per la festa. Il fatto che cigoli è del tutto normale. Ma lo Swatch di Giorgio è uno dei modelli più scioccanti della fabbrica svizzera. Colorato all'inverosimile, secondo me non può che provenire direttamente dagli scarti della collezione baby. Che la sua lancetta dei secondi abbia la forza di farsi sentire mi sembra del tutto fantasioso. "Il mio Swatch è di una eleganza e di una raffinatezza che tu non puoi nemmeno capire. Lo uso perché i suoi colori che a te non piacciono si accompagnano perfettamente con le mie magliette colorate", dice Giorgio. "Quanto l'hai pagato?" "Cinquanta euro". "Basta così, non ho niente altro da dire". La conversazione potrebbe in realtà andare avanti per chilometri se non incontrassimo un pastore sardo con le sue pecore, il primo gregge da quando siamo partiti. Ci racconta il suo problema, non può fare il pecorino, per motivi incomprensibili a noi. Deve dare tutto il latte alla centrale. Giorgio ne approfitta per chiedere anche a lui, come fa con tutte le persone che incontra, che cosa pensi del Partito Democratico. E' una sua fissa. Lo ha chiesto ai baristi, alle vecchie signore sulla sdraio, agli albergatori, agli edicolanti. Dire che le risposte siano state entusiastiche per il nuovo soggetto politico - come direbbe Bruno Vespa - - sarebbe un po' esagerato. Il pastore sardo svicola sul Partito Democratico e se la piglia con Brodi. "Con Brodi è un disastro", dice il pastore sardo. "Con Berlusconi, almeno, un po' di pane si mangiava". Lasciamo il pastore sardo con le sue pecorelle. Giorgio è colpito dal fatto che Prodi sia sempre indicato da tutti come la causa dei loro mali. A me sembra che sia successo sempre così. "Chi governa non attira quasi mai l'affetto dei cittadini"." E Berlusconi allora?", insiste Giorgio. "Berlusconi ha fatto sognare la gente". E Veltroni? Riuscirà a far sognare la gente? Basteranno i suoi Kennedy, la sua Africa, il suo buonismo, le sue emozioni che non vanno interrotte, il suo stile britannico di uomo che si rimbocca le maniche e parla al cuore della gente? "Per me dovrebbe fare un viaggio a piedi per i paesi italiani come stiamo facendo noi", dice Giorgio. "Sai una cosa?", dico io. "Non credo che lo farà mai".

Fra infiniti campi di girasole, gli unici girasole che io abbia mai visto che se ne fottono del sole al quale anzi volgono maleducatamente le spalle, arriviamo ad Acquaviva, nell'alta provincia senese. Ce l'avevano descritta come il regno degli agriturismo. Pregustiamo le stanze raffinate, il mangiare ricercato, la piscina riposante, l'accoglienza famigliare. Niente di tutto questo. Congiunzioni astrali? Tutto pieno. Tutto. Oppure richieste di almeno tre notti. Ce ne andiamo cornuti e mazziati da Acquaviva. Ci toccano altri cinque km verso Chiusi per trovare ospitalità nell'albergo Tiziana. Concludendo: anche oggi abbiamo fatto 28 km. Mica pochi per quella che doveva essere una tappa facile di tutto riposo.

Mentre scriviamo il diario di bordo Giorgio non riesce a tenere a freno l'ultima battuta della notte: "Ho un sogno. Domani spero proprio di riuscire a mangiare in un bar chiuso a Chiusi".


Tutte le foto di oggi.
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2 commenti:

Isabella Guarini ha detto...

CSf non si fa mancare niente. Ora anche la foto con i girasoli alla Van Gogh. Solo per questo vale la pena aver fatto un viaggio apparentemente pazzesco, soffrendo dai piedi alla testa. Sinceramente penso che di questo viaggio si parlerà a lungo, perché è la soerimentazione di tutte le possibilità di comunicazione: telefonino, internet, satellite. Una potenza di mezzi andando lentamente a piedi, come nella notte dei tempi. Mi sembra che sia davvero straordinario, anche se ci siamo tanto abituati a usare i nuovi mezzi di comunicazione da non vedere i benefici che si possono trarre, anche per il miglior funzionamento della pubblica amministrazione. Nostro dolo quotidiano!

Vittorio Grondona - Bologna ha detto...

Cinquecento non sono mai pochi. Per esempio la nuova cinquecento, vanto della microtecnologia italiana ora la si costruisce in Polonia... Pare che là gli operai costino meno. Qui in Italia è meglio la cassa integrazione... Alla faccia!... Il costo parte da 10.500 euro... Alla rifaccia!... Coraggio, la meta è vicina. Fate finta di avere una fiammante 500 sotto i piedi con sette airbag.