domenica 1 luglio 2007

-26 bis- LO ZEN E L’ARTE DI NON PENSARE CHE SIAMO VICINI A VETRALLA

(da Subbiano ad Arezzo, km 19 per un totale di 466 km, ore camminate 101, alla media di 4,6 km all’ora, paesi attraversati Pontecaliano, Castelnuovo, Borgo a Giovi, Ponte alla Chiassa, Case nuove di Ceciliano)

Dove è nato Michelangelo? A Caprese o a Chiusi della Verna? In una regione come la Toscana dove due paesi confinanti possono litigare per secoli per motivi ben più futili, stabilire il luogo dove la signora Buonarroti ha sgravato mettendo al mondo quello che lei non sapeva ancora essere un genio, è questione vitale. Le autorità di Caprese hanno risolto da tempo la questione fregandosene dei risultati delle ricerche storiche e cambiando il nome della loro cittadina, Caprese Michelangelo. Quelli di Chiusi no. Si accontentano di avere il santuario della Verna e di essere certi che il grande della Pietà è cittadino loro. Noi sfioriamo la diatriba con leggerezza consapevoli che aggiungere le nostre opinioni a quelle già sedimentate potrebbe rinfocolare gli animi e rispolverare antichi rancori sopiti. Ma un pensiero siamo costretti a farlo quando due bivi a pochi km di distanza ci ricordano il fattaccio.
Siamo nella valle dell’Arno. Abbiamo lasciato l’albergo Gravenna quasi di buonora con l’obbiettivo, piuttosto facile, di arrivare ad Arezzo. Io mi sono ormai arreso alla filosofia riduttiva di Giorgio. Piccoli passi. Ma sicuri. Basta con le febbri e con le vesciche. Bando alle follie. Anche se non lo diciamo noi, lo dicono i nostri piedi che hanno macinato allo stato attuale oltre 450 km. Eppoi c’è l’aspetto psicologico. Io “vedo” Cura di Vetralla, la “sento”, la “voglio”. Giorgio mi ricorda che sono questi i momenti in cui “bisogna” essere zen. “Cura di Vetralla non esiste, non devi pensarci, Cura di Vetralla è un non luogo, arriva se non la cerchi, comparirà un giorno, improvvisamente, dietro la curva. Nel frattempo accontentati di sapere che Cura di Vetralla è dentro di te”. “Ma c’è un sistema più pratico per capire se siamo vicini o lontani?” “No, non c’è. Potrai capirlo soltanto guardando intensamente gli occhi della gente che incontreremo”. “Che cosa mi diranno quegli occhi?” “Quegli occhi non si spalancheranno più pieni di incredulità, di stupore e di compassione come succede tutte le volte che diciamo a qualcuno che stiamo andando a Cura di Vetralla a piedi”. A volte Giorgio mi spaventa quando attinge così profondamente alla vecchia saggezza dei maestri orientali.
Morale della favola, si decide per una tappa media. Ci fermeremo ad Arezzo dopo meno di venti km. Corrado è il nuovo marciatore: il gruppo è di nuovo a quota sette. Corrado è di Arezzo e si presenta in versione leggera, dezainato, solo un marsupietto, la maglietta nera con su scritto “Barcollo ma non mollo”. Oggi è il nostro Cicerone. Ci racconta la rava e la fava di questa provincia dalle grandi tradizioni e dai nomi gloriosi, Piero della Francesca, Michelangelo, Mecenate, Amintore Fanfani, Licio Gelli. Ci mostra la sede di Tele Etruria, la televisione che Berlusconi voleva comprare e si beccò il no del proprietario che gli disse: “Io la mia televisione non gliela vendo. Semmai compro la sua”. Quando gli chiedo qualcosa del palio di Siena Corrado mi risponde sprezzante: “Una manifestazione minore, non come il Saracino di Arezzo”.
L’Arno ad un certo punto piega a destra, pochi km prima di Arezzo. La cosa non era sfuggita a Dante Alighieri, attento osservatore della geografia toscana, il quale scrisse che anche l’Arno volgeva il culo ai botoli ringhiosi. Botoli ringhiosi, una definizione che piace agli aretini. Gli ultras del calcio si chiamano proprio “Botoli ringhiosi”. E anche Corrado si sente orgogliosamente botolo ringhioso. Si arrabbia solo quando Giorgio si confonde e lo chiama “Botolo rognoso”. Passiamo Sabbiano e lo scopriamo vuoto e silenzioso. Sotto il municipio ammiriamo lo stemma del paese, una sorta di Giano Bifronte. Giorgio ha deciso di dedicare la giornata al giornalismo di inchiesta. Davanti all’edicola ferma una signora e le chiede che cosa pensa del partito democratico. Ne esce fuori un racconto in cui si parla di soldini, di strade, di luce. Un discorso un po’ caotico di cui è difficile capire il senso. E quando interviene un signore a contraddirla la cosa non serve a chiarire ma anzi. Il signore attacca Soldini e questo ci consente di capire che i soldini della signora non erano danari ma l’ex sindaco democristiano del paese, industriale della scarpa. Ma non capiamo molto di più. I due, essendo toscani, cominciano a litigare come due toscani. E scopriamo che il signore si chiama Bondi. Il caos aumenta visto che il signore è di sinistra. Ne usciamo scappando, lentamente. Inseguiti dall’ultima botta di qualunquismo della soldiniana: “Per me i politici sono tutti uguali”. Procediamo in fila indiana. In testa Giorgio e Elena. Poi Paolo con Daniela. Quindi io e Corrado che mi racconta del suo lavoro, la pubblicità, e delle sue scelte politiche, rifondazione comunista. In coda al gruppo il nostro Maciste, l’ex giocatore di rugby di Cura di Vetralla, che sembra la nostra body guard. In realtà è in fondo in quanto è un po’ in affanno. Muscoli a posto ma pianta dei piedi fumante. L’ex atleta tira fuori la grinta e non si lamenta se non a richiesta ma alla fine della tappa butterà i suoi scarponi e ne comprerà di nuovi.
Prossima fermata, Tullia. Giorgio che di fronte ad una anziano signora perde la testa e che quando fa caldo la perde ancora di più, comincia ad importunarla. Lei è molto spiritosa, sta al gioco, dice che il partito democratico non le serve perché lei è democratica di suo, dice che da quando c’è Prodi sono in aumento la zocca e le tasse e quindi è poi costretta a spiegare che la zocca è la delinquenza, il casino, il disordine che fanno quelli che lei chiama i “comunitari”. Finisce con una distribuzione straordinaria di acqua minerale gasata.
L’acqua minerale gasata è una delle protagoniste di questa nostra traversata dell’Italia. Ne beviamo tantissima. Abbiamo calcolato che ne facciamo fuori anche cinque litri al giorno per uno. Rigorosamente con le bollicine. Io adoro l’acqua gasata, un po’ perché mi sembra il minimo visto che la pago e sarebbe incredibile pagare dell’acqua naturale. Ma durante questa marcia le bollicine fanno anche sembrare l’acqua meno calda di quanto non sia. Il sole, a dir la verità, la scalda oltre ogni limite. Quando mi attacco alla bottiglietta e mi entra l’anidride carbonica bollente in bocca spesso ho la sensazione di bere direttamente da un phon. Chiediamo a Tullia se dobbiamo portare un saluto al papa da parte sua, una cosa che ci hanno chiesto tutte le vecchiette incontrate finora. Ma Tullia, pur essendo democristiana ci libera da questa incombenza. “Non mi piace questo papa”, dice. “E’ tedesco. Io voglio un papa italiano”.
Vediamo ormai i tetti di Arezzo alla fine di un lungo, interminabile e calorico rettifilo. Arezzo ci accoglie con le sue imponenti mura etrusche e con le sue accoglienti scale mobili. Le scale mobili assorbono le ultime deboli energie rimaste per dirimere una inutile questione. Possiamo usare le scale mobili? Giorgio sostiene di no e imbocca con decisione facendo finta che non gli costi fatica le scale normali. Io provo fatica anche a salire sulle scale mobili, tento una penosa giustificazione (“E l’ascensore allora? Perché prendi l’ascensore in albergo e non usi le scale?”) e mi infilo con decisione sul mezzo meccanico. L’albergo è ormai vicino. Dobbiamo solo superare centinaia di bancarelle. Siamo capitati infatti proprio il giorno del mercatino dell’antiquariato, Il tempo di salutare Daniela che va a Roma , dice, “a gettare le basi per il mio futuro” e Elena che se ne torna nel nord-est a vendere supposte, ed è subito doccia. Siamo all’Hotel Continental, l’albergo che ci riserva le stanze più microscopiche da quando siamo partiti. Mentre faccio la doccia mi viene da pensare a Franco, a come farà a fare entrare i suoi 120 chili da rugbista dentro la sua microstanza. Poi a cena, noi soli quattro uomini, abbandonati dalle donne che avevano portato un pizzico di gentilezza e di vitalità nel gruppo maschile maschilista. Ma questa è la dura legge del viandante, andare avanti sempre a prescindere. The march must go on!


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noi siamo qui - video

11 commenti:

Isabella Guarini ha detto...

Ma ci pensate che con i vostri piedi pieni di vesciche state calpestando la terra che diede i natali ai più grandi artisti di tutto il mondo? E vene state a camminare lentamente con Vetralla nel cuore. Giorgio è addirittura impassibile e non mostra alcuna commozione di fronte all'Arno, nessuma nota vocale di fronte al più artistico dei fiumi italiani. Ehi, ehi, dico l'Arno. In altri tempi i viandanti si sarebbero immmersi nelle sacre acque, oppure si sarebbe baciata la terra. Invece,l'Arno è un fiumiciattolo. Sospetto il tifo per il Tevere. Non scherzo, le vostre cronache sono per me un piacevole appuntamento quotidiano in questa puzzolente e incredibile estate napoletana. La differenza sta nel fatto che voi vedete la monnnezza fotografata nelle prime pagine dei giornali, come una star, mentre io la sento anche senza vederla.

Vale ha detto...

Non correte troppo, che poi ci mancherete.........

Anonimo ha detto...

Non siete grandi per l'impresa che state compiendo, ma perchè, ogni giorno, avete la forza di farmi sganasciare.
Quanto v'invidio...

Grazie davvero di tutto

Filippo

Anonimo ha detto...

allora eravate proprio voi!! io, stamani, ero all'incrocio, in macchina e quando mi avete accerchiata per chiedere informazioni, che peraltro non ho saputo neanche darvi precisamente, mi è balenato in mente che poteste essere voi, (vi ho seguito tramite quelli di caterpillar)ma come facevo ad esserne sicura?? la voce di csf però mi è sembrata familiare... ho esitato, avrei voluto azzardare a chierdrvi -ma siete proprio voi quelli che venite da non mi ricordo dove e andate verso un certo posto nel lazio che non mi ricordo quale?- come una bambina mi sono sentita in imbarazzo, ma adesso che ne sono certa vorrei recuperare e vi auguro di nuovo un buon viaggio e non potrò non seguirvi fino alla fine (del viaggio e anche oltre....) Loretta

Unknown ha detto...

Siete due "GRANDI".
L'altro giorno quando vi ho sentito alla radio (Barabba) parlare di Corniolo, ho avuto un tuffo al cuore!
Ma sono proprio al mio paese??? Non ci posso credere!
Poi mi sono collegata al sito e ho visto le foto e il video.
Conosco benissimo la gente lì descritta, anche se vivo a Milano ormai da molti anni.
Mi avete fatto davvero divertire (con un po' di nostalgia!) ed ora vi seguo quotidianamente.
Un'ultima cosa: sono innamorata di Claudio Sabelli Fioretti.
Se accetta di essere corteggiato, vi raggiungo prima di Vetralla.
Non correte troppo, mi raccomando!
Sandra

Unknown ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Ciao sono Silva di Malga Campo appena posso vi seguo sul blog.
Complimenti a tutte e due ,chi l'avrebbe mai detto.
Per Claudio forza e coraggio porta a termine l'impresa che poi ti offro le palle di neve.
A presto

Isabella Guarini ha detto...

Carisssimo CSF, mi dispiace che ci sia la tendinite a interrompere la nostra lunga e lenta marcia, se posso dire nostra stando comodammente seduta a casa. Per questo mi sento un po' in colpa, ma così va il mondo: c'è chi fatica e chi parla delle fatiche altrui. Non è che abbiamo preso dalla politica?

Anonimo ha detto...

Ho visto il video e in panciolle dal divano di casa propongo la squalifica per csf per aver preso le scale mobili, o quantomeno la condanna ad un dislivello di entità doppia da scontare in solitaria sulla prossima tappa.

Isabella Guarini ha detto...

Se la causa della scala mobile è la tendinite di CSF, la penale potrebbe essere zero, se è stata usata per un attacco di accidia, allora si tratta di un peccato capitale e la pena non può essere che adeguata. Ma non mi sovviene niente di adatto.

Vale ha detto...

OLE'!
Qualcuno dubitava ce l'avreste fatta?
io no......vi adoro!